Guesthouse, per chi ama la natura e la sostenibilità

di Pierluigi Pennati, giornalista e blogger

Da sempre, la differenza fra turista e viaggiatore risiede nel rischio accettato durante il viaggio: il turista si reca normalmente in località dove trova strutture accoglienti e rassicuranti, alberghi e resort di grandi e conosciute catene spesso internazionali, mentre il viaggiatore è colui che accetta di trovare sistemazioni talvolta meno comode pur di vedere posti e cose nuove.

Alle Maldive, isole lontane e per molti aspetti ancora sconosciute, è sempre prevalso il turismo di lusso, a causa della distanza dall’Italia e dall’Europa, e della poca conoscenza delle realtà umane e sociali locali. Da qualche anno non solo non è più così, ma il turismo di lusso è diventato persino – in molti casi – una sorta di piaga ambientale che fa pagare un caro prezzo alla natura per soddisfare il comfort dei propri facoltosi clienti. Anche per questo motivo, complice la maggiore diffusione dell’informazione data dalla rete internet, da una decina di anni è emersa con maggior vigore un’offerta turistica di base ma al contempo di qualità, sostenibilità e a costi sostenibili. E’ l’offerta turistica proposta dalle guesthouse, che ormai sono diffuse non solo alle Maldive ma in quasi tutto il mondo. Si tratta di una soluzione di vacanza diversa, rivolta a chi è amante della natura, del contatto con le realtà locali e della sostenibilità, ed esige costi accessibili.

Attenzione, però: gueshouse non significa sempre ambienti spartani e disagiati, il modello corretto di guesthouse è una location essenziale ma confortevole e pulita e, soprattutto, che propone servizi di qualità a diretto contatto con la popolazione. Una struttura capace anche di offrire prodotti alimentari freschi e genuini, in molti casi a km zero. Come appunto alle Maldive, dove il pesce è il primo e più abbondante prodotto locale.